Viene molto spesso portato fuori dalla classe, non perché disturbi perché non è affatto il suo problema, ma per fare "recupero". Peccato che vada fuori, per esempio, a fare matematica quando in classe c'è scienze e quindi questo comporta che poi deve recuperare, da solo e senza spiegazioni, le pagine fatte in classe e quindi con doppia fatica. Mai che arrivi ad esempio una mappa o un lavoro specifico fatto in classe su quanto studiato. Le mappe, infatti, sono sempre un nostro onere!
In più, cosa già fatta presente a scuola, nello specifico di matematica e geometria lui lavora a casa con tutor e quindi non ne vedo l'esigenza.
Tutti gli interventi didattici personalizzati che si attivano a scuola devono essere progettati e condivisi e vanno quindi evitate, in ogni caso, iniziative personali e improvvisate.
Solo in questo modo possiamo garantire la necessaria flessibilità (perché se serve qualche volta si può anche uscire dalla classe, non deve essere un tabù) ma anche la qualità della didattica ossia, prima di tutto, la verifica dei risultati.
Ed è ovvio che se al ragazzo si offre qualcosa in più con una lezione individualizzata, non lo si deve penalizzare facendolo assentare dalla lezione in aula senza predisporre nessun intervento correttivo.
Il ragazzo non esce dalla classe perché l’ha deciso l’insegnante di sostegno, ma perché così è stato definito nel PEI, tutti assieme e con il consenso dei genitori. Queste procedure vanno difese con i denti perché non sono formalismi ma garanzie di qualità.